lunedì 1 dicembre 2014
lettera agli ebrei di San Paolo
non dimenticate di essere ospitali con gli stranieri, perché alcuni hanno ospitato degli angeli senza saperlo..
domenica 9 novembre 2014
L'al di qua.
E perchè Brittany Maynard non avrebbe dovuto farla finita?
Monsignor Carrasco De Paula, presidente della PAV (Pontificia Accademia per la vita) ha detto la sua: "Il suicidio assistito è un'assurdità. Non è una morte con dignità" che è come dire, della fine della ragazza, che è senza dignità.
E allora voto 2 al presidente della PAV. Perchè è vero che ognuno fa il suo mestiere, quindi il monsignore poteva dire che non è una morte da cristiana, o da credente. Ma la dignità, per favore, la lasci stare e magari pensi alla pietas di cui Papa Francesco è portatore sano ma non so quanto gradito. Ci sarebbe stata dignità in una morte da vegetale, con un cancro che divora il cervello, nella mancanza di ogni speranza, nella sofferenza inflitta al proprio corpo e alla famiglia?
Ce n'è molta di più nel decidere di vivere da essere umano gli ultimi giorni, di baciare il marito, di sorridere ai genitori e anche nell'assumere di persona la dose mortale, chè nessuno poi avesse il dubbio di essere un assassino.
Il guaio, a volte, che a forza di parlare dell'aldilà si perde di vista l'al di qua.
Gianni Mura - la Repubblica
Monsignor Carrasco De Paula, presidente della PAV (Pontificia Accademia per la vita) ha detto la sua: "Il suicidio assistito è un'assurdità. Non è una morte con dignità" che è come dire, della fine della ragazza, che è senza dignità.
E allora voto 2 al presidente della PAV. Perchè è vero che ognuno fa il suo mestiere, quindi il monsignore poteva dire che non è una morte da cristiana, o da credente. Ma la dignità, per favore, la lasci stare e magari pensi alla pietas di cui Papa Francesco è portatore sano ma non so quanto gradito. Ci sarebbe stata dignità in una morte da vegetale, con un cancro che divora il cervello, nella mancanza di ogni speranza, nella sofferenza inflitta al proprio corpo e alla famiglia?
Ce n'è molta di più nel decidere di vivere da essere umano gli ultimi giorni, di baciare il marito, di sorridere ai genitori e anche nell'assumere di persona la dose mortale, chè nessuno poi avesse il dubbio di essere un assassino.
Il guaio, a volte, che a forza di parlare dell'aldilà si perde di vista l'al di qua.
Gianni Mura - la Repubblica
sabato 8 novembre 2014
Spazio nelle teste.
Come ti sistemo gli immigrati senza spendere un euro.
In un mondo senza confini, dove le sinergie ed il melting pot sono l’unica arma vincente, c’è ancora chi su lamenta di immigrati che arrivano a “rubarci il lavoro e le case”. Gente che fugge da situazioni di guerra e fame, quando io, ad esempio, sarei tentato di andarmene dal mio Paese per molto meno. Purtroppo, in momenti di crisi, l’Italiano medio si concentra sulla ricerca di un colpevole diverso da se stesso (se esistessero i mondiali di Cluedo, saremmo campioni incontrastati) e alcune di queste persone finiscono pure per diventare ministri. Così, invece di trovare un metodo efficace per far integrare queste persone e lasciargli versare contributi che paghino le nostre pensioni, passiamo il tempo a rivangare remote glorie imperiali o giocando ai piccoli Braveheart. Anche dargli un alloggio sarebbe facile, senza intaccare minimamente il disastrato welfare italiano. Pensateci: quanti immigrati potremmo sistemare nella testa di un Giovanardi? Lo spazio vuoto occupabile sarebbe talmente tanto da far crepare d’invidia i coloni Australiani. E pensate se gli dessimo anche le teste di Di Battista, di Salvini e dei loro simili: renderemmo produttive risorse del tutto inutilizzate. Invece dei CIE – Centri di Identificazione ed Espulsione, potremmo avere dei CIE – Cervelli Inutilizzati per l’Estero. A voi non sembra una soluzione vantaggiosa?
http://lofinotes.tumblr.com/
giovedì 6 novembre 2014
dedica della giornata.
puoi sommare le parti, ma non otterrai mai il totale
puoi dare il via alla marcia ma non c'è nessun tamburo
ogni cosa ogni cuore arriverà all'amore
ma come un profugo.
Biciclette.
Tra le colleghe è sempre stata tra le più sveglie.
Forse, in zona, la più sveglia.
Nonostante il territorio dove è nata e dove risiede influenzi eccome la crescita dei neuroni, limitandola al massimo, si è sempre comportata bene.
Oggi dice che ha paura, un'altra dico io.
Dice che non si sente sicura, che gli possono rubare in casa le biciclette.
In casa, le biciclette.
Valgono tanto dice, e dice che un vicino è stato appena aggredito in casa.
Stranieri, dice, precisa anche l'etnia.
Dice che un suo amico lega ogni sera nella cantina di casa con delle catene la bicicletta.
Che vita dimmerda, penso, ma poi penso anche alla zona, e tutto torna.
Che fare, mi dice, di solito vengono dalle 5 alle sette.
I ladri, chiamiamoli così, rispettano pure gli orari.
Gli suggerisco di dormire vicino alle biciclette, di non lasciarle mai da sole.
Dice che potrebbe essere un'idea.
Stranieri, dice, stessero a casa loro.
Voto verde, dice. Poco ma sicuro.
Gli unici, dice, che pensano alle mie biciclette.
Penso che il sillogismo sia giusto, dico.
Una mia cara amica di Torino, anni fa affermava con vigore che il più grande errore fatto dall'uomo sia stato il suffragio universale.
Ridevo, una volta, anni fa.
Non so perchè, oggi no.
Penso a quante volte sia insignificante la mia vita, e penso anche a chi lega ogni giorno con la catena la bicicletta nella cantina di casa.
Penso alla collega, che razzola a destra per paura della scomparsa delle biciclette.
Come è stato possibile far accadere tutto questo?
Forse, in zona, la più sveglia.
Nonostante il territorio dove è nata e dove risiede influenzi eccome la crescita dei neuroni, limitandola al massimo, si è sempre comportata bene.
Oggi dice che ha paura, un'altra dico io.
Dice che non si sente sicura, che gli possono rubare in casa le biciclette.
In casa, le biciclette.
Valgono tanto dice, e dice che un vicino è stato appena aggredito in casa.
Stranieri, dice, precisa anche l'etnia.
Dice che un suo amico lega ogni sera nella cantina di casa con delle catene la bicicletta.
Che vita dimmerda, penso, ma poi penso anche alla zona, e tutto torna.
Che fare, mi dice, di solito vengono dalle 5 alle sette.
I ladri, chiamiamoli così, rispettano pure gli orari.
Gli suggerisco di dormire vicino alle biciclette, di non lasciarle mai da sole.
Dice che potrebbe essere un'idea.
Stranieri, dice, stessero a casa loro.
Voto verde, dice. Poco ma sicuro.
Gli unici, dice, che pensano alle mie biciclette.
Penso che il sillogismo sia giusto, dico.
Una mia cara amica di Torino, anni fa affermava con vigore che il più grande errore fatto dall'uomo sia stato il suffragio universale.
Ridevo, una volta, anni fa.
Non so perchè, oggi no.
Penso a quante volte sia insignificante la mia vita, e penso anche a chi lega ogni giorno con la catena la bicicletta nella cantina di casa.
Penso alla collega, che razzola a destra per paura della scomparsa delle biciclette.
Come è stato possibile far accadere tutto questo?
lunedì 3 novembre 2014
Perchè non è vero.
Ecco, ci siamo. Era fatale che lo scontro da
teorico diventasse molto pratico. Dico subito che non mi piace. In
generale non mi piace veder menare nessuno, e meno di tutti i più
deboli. Nel caso, lavoratori con una lettera di licenziamento in tasca,
persone che sono davvero davanti al dramma, gente che probabilmente vede
benissimo – meglio di me – la differenza tra il fighettismo glamour
della Leopolda e le proprie vite. Una differenza dickensiana, quasi.
A questi uomini (uomini perché lavorano l’acciaio, ma anche alle donne, ovvio) si è detto di tutto in questi sei mesi di governo. Che sono vecchi, che il loro posto fisso (l’unica cosa che hanno, e la stanno perdendo) non è più un valore, anzi che sembra un peso per il Paese.
Si è citato ad esempio Sergio Marchionne (quello che cacciava gli operai con la motivazione che erano della Fiom), si è data tribuna (e applausi) a un finanziere che vive a Londra invitato a dar lezioni a chi guadagna facendosi il culo un centesimo di quel che guadagna lui. Si sono insultati i sindacati dei lavoratori, e non parlo della gag dei gettoni (non solo), ma dell’eterno, ripetuto, ossessivamente reiterato fastidio per “i corpi intermedi”, la trattativa, il dialogo. Anche oggi, questa mattina, un’esponente del nuovo Pd ha accusato la Cgil di tessere false (poi retromarcia imbarazzante, ma è tutto imbarazzante, francamente). Il Premier è andato in televisione a dire che “l’imprenditore deve poter licenziare quando vuole”. Persino la legge di stabilità che abbassa le tasse agli imprenditori (la famosa Irap), fa sconti miliardari senza chiedere alcun vincolo, alcun impegno ad assumere. Anzi, si cancella l’ultimo barlume di argine a una politica da Far West nel mondo del lavoro. Segnali. Dieci, cento, mille segnali. Fatti, non schermaglie da social network o freddure buone per twitter. O frasette di facile presa come quelle dei Baci Perugina (come dice giustamente Maurizio Landini: "slogan del cazzo"), o per scempiaggini come "Questo è il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni" (Renzi, febbraio 2014).
Ora il problema non è più “due sinistre”, ammesso che ci sia mai stato.
Ora il problema è che per quelli in piazza oggi e per moltissimi lavoratori (non solo quelli del 25 ottobre) il Pd che sta governando, quello leopoldo e chic, quello amico di Marchionne e Davide Serra, quello che va in visita da Cameron e dice che il lavoro in Italia è ancora troppo rigido, questo governo che fa i patti con Berlusconi, applaudito da Ferrara e da Confindustria, non è più un riferimento.
Nemmeno un lontano parente. Se c’era un sottilissimo cordone ombelicale con il vecchio Pci (e successive modificazioni) non c’è più. Per sempre.
Mi dicono che la destra sta strumentalizzando, mi si segnalano (dall’interno del modernissimo Pd renziano, tra l’altro) tweet di Salvini e della Meloni. Ma… Ma quello che va detto è che oggi per uno che lavora male, pagato male, incerto sul suo futuro, spaventato, e perdipiù insultato (vecchio, conservatore, dinosauro…) le differenze tra la Meloni e Renzi, tra Salvini e Poletti, tra Verdini e la Boschi sono impalpabili, inesistenti. La politica sul lavoro è la stessa, basta vedere gli applausi di Sacconi al Jobs act. Persino lo scherno e il disprezzo verso chi lavora somiglia a quelli della destra più retriva. Operaio, fabbrica, vengono trattate come parole antiche e volgari, senza alcun rispetto (e non dico sacralità, quello era il vecchio Pci ideologico, brutto, sporco e cattivo: meglio Fanfani ci hanno detto di recente).
Ecco, ci siamo.
Il coraggio di dire: non siete più dei miei, nemmeno lontanamente viene dunque dalle cose reali, non è un vezzo (diranno: nostalgia, gettoni, anni Settanta, tutte cose che non c’entrano niente), ma un dato di fatto. Ora - a parte i soldatini zelantissimi più renzisti di Renzi - arrivano da quella parte, la parte del gover inviti alla calma, alla freddezza, ad "abbassare i toni". Potrebbe essere tardi.
Quando uno dice frasi come “chiudere senza salvare” deve sapere che c’è chi ha pochissimo da salvare, ma proprio perché pochissimo molto molto prezioso.
Lo scontro ci sarà, è inevitabile, si può solo sperare che nessuno si faccia male come oggi. Ma una cosa è certa: nessuno potrà dire all’altro “siamo dalla stessa parte”.
Perché non è vero.
un incommensurabile Alessandro Robecchi
A questi uomini (uomini perché lavorano l’acciaio, ma anche alle donne, ovvio) si è detto di tutto in questi sei mesi di governo. Che sono vecchi, che il loro posto fisso (l’unica cosa che hanno, e la stanno perdendo) non è più un valore, anzi che sembra un peso per il Paese.
Si è citato ad esempio Sergio Marchionne (quello che cacciava gli operai con la motivazione che erano della Fiom), si è data tribuna (e applausi) a un finanziere che vive a Londra invitato a dar lezioni a chi guadagna facendosi il culo un centesimo di quel che guadagna lui. Si sono insultati i sindacati dei lavoratori, e non parlo della gag dei gettoni (non solo), ma dell’eterno, ripetuto, ossessivamente reiterato fastidio per “i corpi intermedi”, la trattativa, il dialogo. Anche oggi, questa mattina, un’esponente del nuovo Pd ha accusato la Cgil di tessere false (poi retromarcia imbarazzante, ma è tutto imbarazzante, francamente). Il Premier è andato in televisione a dire che “l’imprenditore deve poter licenziare quando vuole”. Persino la legge di stabilità che abbassa le tasse agli imprenditori (la famosa Irap), fa sconti miliardari senza chiedere alcun vincolo, alcun impegno ad assumere. Anzi, si cancella l’ultimo barlume di argine a una politica da Far West nel mondo del lavoro. Segnali. Dieci, cento, mille segnali. Fatti, non schermaglie da social network o freddure buone per twitter. O frasette di facile presa come quelle dei Baci Perugina (come dice giustamente Maurizio Landini: "slogan del cazzo"), o per scempiaggini come "Questo è il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni" (Renzi, febbraio 2014).
Ora il problema non è più “due sinistre”, ammesso che ci sia mai stato.
Ora il problema è che per quelli in piazza oggi e per moltissimi lavoratori (non solo quelli del 25 ottobre) il Pd che sta governando, quello leopoldo e chic, quello amico di Marchionne e Davide Serra, quello che va in visita da Cameron e dice che il lavoro in Italia è ancora troppo rigido, questo governo che fa i patti con Berlusconi, applaudito da Ferrara e da Confindustria, non è più un riferimento.
Nemmeno un lontano parente. Se c’era un sottilissimo cordone ombelicale con il vecchio Pci (e successive modificazioni) non c’è più. Per sempre.
Mi dicono che la destra sta strumentalizzando, mi si segnalano (dall’interno del modernissimo Pd renziano, tra l’altro) tweet di Salvini e della Meloni. Ma… Ma quello che va detto è che oggi per uno che lavora male, pagato male, incerto sul suo futuro, spaventato, e perdipiù insultato (vecchio, conservatore, dinosauro…) le differenze tra la Meloni e Renzi, tra Salvini e Poletti, tra Verdini e la Boschi sono impalpabili, inesistenti. La politica sul lavoro è la stessa, basta vedere gli applausi di Sacconi al Jobs act. Persino lo scherno e il disprezzo verso chi lavora somiglia a quelli della destra più retriva. Operaio, fabbrica, vengono trattate come parole antiche e volgari, senza alcun rispetto (e non dico sacralità, quello era il vecchio Pci ideologico, brutto, sporco e cattivo: meglio Fanfani ci hanno detto di recente).
Ecco, ci siamo.
Il coraggio di dire: non siete più dei miei, nemmeno lontanamente viene dunque dalle cose reali, non è un vezzo (diranno: nostalgia, gettoni, anni Settanta, tutte cose che non c’entrano niente), ma un dato di fatto. Ora - a parte i soldatini zelantissimi più renzisti di Renzi - arrivano da quella parte, la parte del gover inviti alla calma, alla freddezza, ad "abbassare i toni". Potrebbe essere tardi.
Quando uno dice frasi come “chiudere senza salvare” deve sapere che c’è chi ha pochissimo da salvare, ma proprio perché pochissimo molto molto prezioso.
Lo scontro ci sarà, è inevitabile, si può solo sperare che nessuno si faccia male come oggi. Ma una cosa è certa: nessuno potrà dire all’altro “siamo dalla stessa parte”.
Perché non è vero.
un incommensurabile Alessandro Robecchi
domenica 26 ottobre 2014
Leggerlo o no? direi di sì - 02
..avevamo la consapevolezza che ci stavamo incamminando verso una vita professionale frustrante e dissociata: da un lato essere medici contro le corporazioni e distanti dalla concretezza dei problemi delle persone; dall'altro l'impegno politico, quello che restava degli anni caldi dell'università. Tanti compagni delle lotte universitarie si stavano già perdendo nel carrierismo esasperato o al contrario in scelte politiche rigide e senza sbocco.
Con Basaglia, senza accorgecene, stavamo trovando la nostra strada, senza separazioni, senza dissosciazioni: la "lunga marcia attraverso le istituzioni" e il lavoro quotidiano instancabile.
Scrive oggi Michele Zanetti, il Presidente della Provincia che nel 1970 chiamò Basaglia a Trieste e che sostenne con convinzione il progetto, ricordando quell'inizio." Trieste è stato forse l'unico angolo d'Europa in cui un gran numero di "profughi" della generazione del 68 ha avuto la possibilità di esercitare concretamente il proprio impegno sociale, la propria vocazione professionale, così da dimostrare quanto fossero capaci di fare senza rinunciare ai propri ideali, senza farsi "reclutare" o "comperare" da quella società che essi volevano cambiare."
se volete sorridere, piangere, incazzarvi, maledire, stupirvi, ecco, qui trovate tutto questo.
Non ho l'arma che uccide il leone - Peppe Dell'Acqua euro 15
Con Basaglia, senza accorgecene, stavamo trovando la nostra strada, senza separazioni, senza dissosciazioni: la "lunga marcia attraverso le istituzioni" e il lavoro quotidiano instancabile.
Scrive oggi Michele Zanetti, il Presidente della Provincia che nel 1970 chiamò Basaglia a Trieste e che sostenne con convinzione il progetto, ricordando quell'inizio." Trieste è stato forse l'unico angolo d'Europa in cui un gran numero di "profughi" della generazione del 68 ha avuto la possibilità di esercitare concretamente il proprio impegno sociale, la propria vocazione professionale, così da dimostrare quanto fossero capaci di fare senza rinunciare ai propri ideali, senza farsi "reclutare" o "comperare" da quella società che essi volevano cambiare."
se volete sorridere, piangere, incazzarvi, maledire, stupirvi, ecco, qui trovate tutto questo.
Non ho l'arma che uccide il leone - Peppe Dell'Acqua euro 15
sabato 25 ottobre 2014
Garage e garage.
La stazione fiorentina della Leopolda sarà travestita da garage. Un
richiamo ad antiche leggende di fine 900, perché il riferimento è il
garage dove Steve Jobs inventò il personal computer e dunque un posto
dove nascono le idee. Intanto a Roma sfilano, anche contro le idee del
garage fiorentino, centinaia di migliaia di persone che in un garage –
ma vero, nel senso di officina – ci vanno tutti i giorni, spesso con il
timore di trovarlo chiuso il giorno dopo, e anche questo è un richiamo
novecentesco: lavoro fisico, mani sporche, fatica. Nel garage fiorentino
viene lucidato con amore il carro del vincitore, nella manifestazione
romana spingono il carro dei perdenti, quelli che negli ultimi
trent’anni hanno visto l’erosione di reddito e diritti. Nel garage
fiorentino si tende a descrivere il garage che sfila a Roma come una
processione di “privilegiati” che un lavoro ce l’hanno e non capiscono
la modernità. Nel garage che riempie la piazza la “modernità” la pagano
da un pezzo e ne hanno piene le balle. Buon week end.
Alessandro Robecchi - oggi
leggerlo o no? direi di sì - 01
"se vuoi imparare a campare, ti devi fare furbo dice, devi essere cattivo. Funziona così, è così in tutto il mondo: devi tenere cazzimma, ma tenerne assai. Capisco l'amicizia che ti lega a Tommaso, aggiunge, vi conoscete da quando eravate ragazzini, ma questo non significa niente, perchè siete due estranei"
"Quando si solleva, gli prende dolcemente la nuca. Sisto, ti prego di ascoltare bene, gli dice, gli amici non esistono, mettitelo in testa; questo può fare la differenza, per questo ti dico di ascoltarmi.
La differenza! Che differenza? gli chiede.
Tra un uomo che sa campare e un uomo da niente, e qui di uomini da niente ne è pieno. Sono quelli che si accontentano, che non lottano, che si nascondono dietro belle parole ma poi non hanno le palle per rischiare un solo centimetro della loro vita del cazzo."
queste sono le premesse.....
mi è piaciuto, lo consiglio, autore Stefano Crupi, Mondadori, 16€
"Quando si solleva, gli prende dolcemente la nuca. Sisto, ti prego di ascoltare bene, gli dice, gli amici non esistono, mettitelo in testa; questo può fare la differenza, per questo ti dico di ascoltarmi.
La differenza! Che differenza? gli chiede.
Tra un uomo che sa campare e un uomo da niente, e qui di uomini da niente ne è pieno. Sono quelli che si accontentano, che non lottano, che si nascondono dietro belle parole ma poi non hanno le palle per rischiare un solo centimetro della loro vita del cazzo."
queste sono le premesse.....
mi è piaciuto, lo consiglio, autore Stefano Crupi, Mondadori, 16€
giovedì 23 ottobre 2014
mercoledì 22 ottobre 2014
rom, rom, sempre rom.
"Chi ha voglia di esotismo, di scorci suggestivi, di cartoline da
lontano, segua Matteo Salvini su Facebook o Twitter. Troverà le fotine
del Cremlino, delle navi russe ancorate in Crimea, di militari in
mimetica, di signori in costume tradizionale. Peccato per la faccia di
Salvini sempre in primo piano, ma l’autopromozione funziona così. E poi
gli slogan: “Sulla Piazza Rossa non si vede un Rom” e, naturalmente, “Ci
vorrebbe Putin”. Qualche settimana prima Salvini era andato in gita in
Corea del Nord, anche lì tante fotine e tanti slogan: “I bambini giocano
per strada e non alla Playstation” e “C’è un grande sensop di
comunità”. Si è dimenticato di dire che in Corea del Nord non ci sono
immigrati, peccato. Ora si attende Salvini a Baghdad, o a Kobane, magari
in Liberia o Costa d’Avorio. Fotine e frasette a effetto. Poi,
poveretto, deve tornare in Italia, quel triste paese invaso dagli
immigrati, dove magari, in piazza del Duomo, puoi persino vedere un rom."
Alessandro Robecchi
martedì 21 ottobre 2014
le notti massacranti
Se tu fossi davvero esistita cara indimenticabile Maria
fin da allora potevo imparare a congiungere il vero e la bugia.
E nelle notti massacranti riempite di parole intelligenti
e nell'angoscia della vita ho in mente ancore l'eco
della tua risata.
Salvini, dici che destra e sinistra non esistono più. Ascolta me, vai a fare in c.
supermarket
arriva in corsia del supermercato il rappresentante.
dice, concitato, ma che poca figa qui, come mai?
è sempre così. dicono i lavoranti, rassegnati
dice, oggi ero in città, zona galleria, dice
e allora, dicono, allora?
mi chiedono, 2 in macchina , la direzione dell'autostrada
strano, dico, che mi chiedano questo
e allora, dicono? che gli hai risposto?
gli dico una strada, senza pensare
erano 2 extra di sicuro
portavano droga, sicuro
2 spacciatori, sicuro
che skifo, dicono i lavoranti
che merda, dice il rappresentante, così non si può
chiaro, dico, uno più uno è due.
mi allontano, con un solco lungo il viso, come una specie di sorriso
dice, concitato, ma che poca figa qui, come mai?
è sempre così. dicono i lavoranti, rassegnati
dice, oggi ero in città, zona galleria, dice
e allora, dicono, allora?
mi chiedono, 2 in macchina , la direzione dell'autostrada
strano, dico, che mi chiedano questo
e allora, dicono? che gli hai risposto?
gli dico una strada, senza pensare
erano 2 extra di sicuro
portavano droga, sicuro
2 spacciatori, sicuro
che skifo, dicono i lavoranti
che merda, dice il rappresentante, così non si può
chiaro, dico, uno più uno è due.
mi allontano, con un solco lungo il viso, come una specie di sorriso
martedì 7 ottobre 2014
sentinelle atttttenti! ora riposo, ascoltate e imparate.
Siccome non ci facciamo mancare niente, ecco anche le sentinelle in
piedi, e vabbé. Come tutti gli integralisti, le sentinelle si sentono
nei giusto. Intervistata da un telegiornale, una signorina in piedi ha
spiegato con calma: “Dicendo ai miei figli che un bambino ha bisogno di
una mamma e di un papà potrò finire in galera”. Un’affermazione così
ridicola e bislacca che si dovrebbe invocare l’infermità mentale. Però è
assai affascinante per certa gente sentirsi come i primi cristiani
nelle catacombe, assediati, perseguitati, in odore di martirio. Dopo,
finito lo spettacolino, le sentinelle in piedi tornano a casa e si
siedono. Nessuno le ha perseguitate, né date in pasto ai leoni, né
arrestate e gettate nelle segrete perché dicono parole vietate come
“papà” e “mamma”. Insomma, niente catene e ferri arroventati, niente
martirio, niente crocefissioni, niente eccitante sado-maso cattolico.
Che delusione.
(Alessandro Robecchi)
lunedì 6 ottobre 2014
domenica 5 ottobre 2014
Giornali e minestra.
Non mi sento sicuro, afferma convinto l'edicolante, ho paura ad uscire per strada. La mia faccia da bambi illuminato dai fari notturni di un automobile che lo guarda sbalordita lo induce a confermare che sì, ha deciso, si comprerà una pistola.
Forse mi è sfuggito qualcosa, penso, forse qualcosa non so.
Ieri pomeriggio ero a un funerale, dice, e tornando a casa sono rimasto come paralizzato.
Cosa mai avrà visto, penso, un astronave coi Simpson a bordo, almeno.
Dice che ha visto, appartati ma in mezzo alla strada, dice, un camper con zingari compresi, e, peste li colga, mentre stavano preparando in un pentolone una sonora minestra.
Dice di aver chiamato subito le autorità, e che dette autorità avrebbero dovuto intervenire subito, che diamine. Dice tante volte subito.
Non dice per quale motivo, ma lo dice.
Ma non sono intervenute. E così non si può.
Rimango perplesso, si vede, e lui mi dice che così non si può andare avanti.
Rincara, dice che se lui si fosse trovato al loro posto lo avrebbero subito arrestato.
Perchè? il perchè non lo dice.
Esco, più preoccupato di prima. Non per la minestra, s'intende.
Esco, con un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
Forse mi è sfuggito qualcosa, penso, forse qualcosa non so.
Ieri pomeriggio ero a un funerale, dice, e tornando a casa sono rimasto come paralizzato.
Cosa mai avrà visto, penso, un astronave coi Simpson a bordo, almeno.
Dice che ha visto, appartati ma in mezzo alla strada, dice, un camper con zingari compresi, e, peste li colga, mentre stavano preparando in un pentolone una sonora minestra.
Dice di aver chiamato subito le autorità, e che dette autorità avrebbero dovuto intervenire subito, che diamine. Dice tante volte subito.
Non dice per quale motivo, ma lo dice.
Ma non sono intervenute. E così non si può.
Rimango perplesso, si vede, e lui mi dice che così non si può andare avanti.
Rincara, dice che se lui si fosse trovato al loro posto lo avrebbero subito arrestato.
Perchè? il perchè non lo dice.
Esco, più preoccupato di prima. Non per la minestra, s'intende.
Esco, con un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
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