giovedì 6 novembre 2014

Biciclette.

Tra le colleghe è sempre stata tra le più sveglie.
Forse, in zona, la più sveglia.
Nonostante il territorio  dove è nata e dove risiede influenzi eccome la crescita dei neuroni, limitandola al massimo, si è sempre comportata bene.
Oggi dice che ha paura, un'altra dico io.
Dice che non si sente sicura, che gli possono rubare in casa le biciclette.
In casa, le biciclette.
Valgono tanto dice, e dice che un vicino è stato appena aggredito in casa.
Stranieri, dice, precisa anche l'etnia.
Dice che un suo amico lega ogni sera nella cantina di casa con delle catene la bicicletta.
Che vita dimmerda, penso, ma poi penso anche alla zona, e tutto torna.
Che fare, mi dice, di solito vengono dalle 5 alle sette.
I ladri, chiamiamoli così, rispettano pure gli orari.
Gli suggerisco di dormire vicino alle biciclette, di non lasciarle mai da sole.
Dice che potrebbe essere un'idea.
Stranieri, dice, stessero a casa loro.
Voto verde, dice. Poco ma sicuro.
Gli unici, dice, che pensano alle mie biciclette.
Penso che il sillogismo sia giusto, dico.
Una mia cara amica di Torino, anni fa affermava con vigore che il più grande errore fatto dall'uomo sia stato il suffragio universale.
Ridevo, una volta, anni fa.
Non so perchè, oggi no.
Penso a quante volte sia insignificante la mia vita, e  penso anche a chi lega ogni giorno con la catena la bicicletta nella cantina di casa.
Penso alla collega, che razzola a destra per paura della scomparsa delle biciclette.
Come è stato possibile far accadere tutto questo?

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