..avevamo la consapevolezza che ci stavamo incamminando verso una vita professionale frustrante e dissociata: da un lato essere medici contro le corporazioni e distanti dalla concretezza dei problemi delle persone; dall'altro l'impegno politico, quello che restava degli anni caldi dell'università. Tanti compagni delle lotte universitarie si stavano già perdendo nel carrierismo esasperato o al contrario in scelte politiche rigide e senza sbocco.
Con Basaglia, senza accorgecene, stavamo trovando la nostra strada, senza separazioni, senza dissosciazioni: la "lunga marcia attraverso le istituzioni" e il lavoro quotidiano instancabile.
Scrive oggi Michele Zanetti, il Presidente della Provincia che nel 1970 chiamò Basaglia a Trieste e che sostenne con convinzione il progetto, ricordando quell'inizio." Trieste è stato forse l'unico angolo d'Europa in cui un gran numero di "profughi" della generazione del 68 ha avuto la possibilità di esercitare concretamente il proprio impegno sociale, la propria vocazione professionale, così da dimostrare quanto fossero capaci di fare senza rinunciare ai propri ideali, senza farsi "reclutare" o "comperare" da quella società che essi volevano cambiare."
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Non ho l'arma che uccide il leone - Peppe Dell'Acqua euro 15
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